“Abbiamo bisogno dell’Europa come il pane. Ed invece qualcuno a Bruxelles vuole che il riarmo lo paghino i cittadini e gli agricoltori, togliendo risorse al cibo sano per destinarle ai carri armati. Senza agricoltura c’è solo guerra. Senza produzioni alimentari, diventiamo ancora più fragili e dipendenti dall’estero. Negli ultimi anni le imprese agricole sono state trattate come nemiche dell’ambiente e vessate da un “dazio occulto”, in alcuni casi più insidioso e violento della guerra commerciale: la burocrazia dei tecnocrati dell’Ue. Il cui unico scopo è preservare il sistema, a volte anche corrotto, soprattutto nella narrazione. Ed è per questo che siamo arrabbiati”.
Così il segretario generale della Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, in un intervento pubblicato su “Il Sole 24 Ore”, lancia un appello per un cambio di rotta nelle politiche comunitarie, a partire dalla centralità della sicurezza alimentare.
“La scelta dell’UE di destinare quasi mille miliardi di euro alle armi è stata assunta con allegra spensieratezza - dichiara -. L’affermarsi di una sorta di autocrazia alla Xi Jinping, molto spesso pasticciata, la si vede chiaramente nell’esautoramento in alcune occasioni dei Commissari delle diverse materie e nel progressivo annullamento del ruolo del Parlamento UE. I parlamentari europei vengono trattati, in una sorta di narcosi collettiva, come semplici passacarte delle decisioni prese da un manipolo di burocrati che sembrano non avere contatto con la realtà. La stessa presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola ha espresso con coraggio una posizione critica nei confronti della Presidente Ursula Von der Leyen per aver preso scorciatoie improprie, impedendo un adeguato dibattito parlamentare”, ricorda.
“Esprimiamo forte preoccupazione – aggiunge Gesmundo - per l’ipotesi di un fondo unico che accorpi le politiche europee, comprese le risorse della PAC e siamo pronti a una mobilitazione. La Presidente Von der Leyen sta proponendo di annacquare in un fondo unico le varie politiche europee, compresa la politica agricola comune”.
“Si tratta di una proposta pericolosa che di fatto annullerebbe quell’eccezionalismo agricolo che ha garantito all’Europa di non avere crisi alimentari. E aprirebbe le porte alle importazioni di cibi che non rispettano i nostri standard ambientali, sociali e di tutela della salute. Il disegno è chiaro quando guardiamo ad alcuni accordi di libero scambio. Non siamo contrari al commercio – precisa – ma serve una rigorosa applicazione del principio di reciprocità: le stesse regole imposte ai produttori europei devono valere per tutti”.

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