8 Marzo 2010
8 MARZO

Sono circa 15 milioni i ramoscelli di mimose donati in Italia in occasione della Festa della donna nonostante il freddo ed il gelo abbiano tagliato del 40 per cento la produzione nazionale. E’ quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che la qualità del fiore è eccellente perché a differenza del passato non ha avuto bisogno di essere conservato in frigorifero, proprio grazie alle temperature rigide che ne hanno ritardato la fioritura. Inoltre per effetto della raccolta tardiva e della sua proverbiale delicatezza che non la rende adatta alla conservazione ed al trasporto, questa volta gli acquisti di mimosa saranno sicuramente made in Italy.
 
Il tradizionale omaggio del fiore simbolo della festa della donna, che ha colorato case, negozi,  posti di lavoro e di svago ha anche un importante valore ambientale perché sostiene una coltivazione realizzata con tecniche eco-compatibili sopratutto nei tipici terrazzamenti liguri che si affacciano sul mare, altrimenti destinati al degrado e all'abbandono. I prezzi di vendita variano normalmente dai 5 ai 10 euro per ramoscello ma ai coltivatori le mimose vengono pagate al chilo su valori che in provincia di Imperia, dove si coltiva il 95 per cento della mimosa italiana, si sono collocati attorno ai 9 euro al chilo, in leggero aumento rispetto allo scorso anno proprio per effetto del calo produttivo dovuto al maltempo.
 
Per conservare l'omaggio si consiglia di tagliare quanto prima gli steli che devono rimanere per due ore in acqua pulita e inacidita con due gocce di limone. Vanno quindi collocati in piena luce e mantenuti in ambiente fresco e umido perché la mimosa rilascia molta acqua attraverso la traspirazione e bisogna evitare che la grande perdita di liquidi faccia seccare rapidamente il fiore
 
E' nel 1946 che la mimosa diviene il simbolo della festa della donna perché sboccia in questo periodo ed assume il significato di autonomia e libertà. Un fiore che dietro una fragilità apparente mostra una grande forza con la capacità di crescere anche in terreni difficili. Dal punto di vista botanico si tratta in realtà un'acacia dealbata, arbusto sempreverde originario delle zone tropicali, che insieme al genere della mimosa appartiene all'unica famiglia delle Leguminose. Le varietà più diffuse sono la Floribunda e la Gaulois che è più rigogliosa. Le foglie di mimosa, composte da tante foglioline verde chiaro, in caso di pericolo (per esempio se vengono sfiorate o la temperatura supera i 20 gradi) si ritraggono, ed è per questo particolare atteggiamento che ha preso il nome scientifico "mimus", dal latino attore mimico. La mimosa venne introdotta in Europa intorno al 1820 e con il passar del tempo riuscì ad adattarsi molto bene al clima Italiano, soprattutto nelle zone temperate come la Liguria. Nei paesi d'origine come Sud America e Australia dove è considerata fiore nazionale, la mimosa raggiunge i 30 metri di altezza, in Europa, invece, al massimo 10 metri.
 

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