5 Marzo 2010
OGM: EMILIA ROMAGNA, PATATE ANTINVECCHIAMENTO CON SISTEMI NATURALI

Le patate sono la produzione orticola più importante In Emilia Romagna dopo il pomodoro da industria. Nella nostra regione infatti si coltivano circa 6.000 ettari di patate per una produzione complessiva di circa 200 mila tonnellate e un valore superiore ai 40 milioni di euro.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti Emilia Romagna dopo la fine della moratoria Ue con il via libera alla prima patata transgenica e l’annuncio della Commissione Europea di presentare entro l’estate una proposta per far decidere liberamente ai singoli Stati membri se coltivare o meno Ogm sul proprio territorio, invertendo l’attuale quadro normativo.
In Emilia Romagna la metà della produzione di patate si trova in provincia di Bologna dove si coltiva la patata di Bologna Dop e dove viene prodotta anche “Selenella”, la patata ad alto contenuto di selenio, sostanza preziosa, perché contrasta alcune patologie cardiovascolari e rallenta il processo di invecchiamento delle cellule.
Il processo di arricchimento avviene con metodi agronomici naturali, all’interno di una filiera controllata e priva di Ogm. Proprio l’arricchimento del contento di selenio in una patata dimostra che si possono ottenere prodotti a maggiore contenuto nutrizionale senza ricorrere alle tecnologie transgeniche.
E’ evidente che per la conformazione morfologica dei terreni e le dimensioni ridotte delle aziende che coltivano patate, non sarebbe possibile evitare in Italia le contaminazioni e sarebbe violata la sacrosanta libertà della stragrande maggioranza degli agricoltori e cittadini di avere i propri territori liberi da Ogm. Va ricordato che la patata geneticamente modificata Amflora è prodotta dalla multinazionale Bayer ed è stata modificata in modo da avere un maggior contenuto di amido, è stata a lungo al centro di una controversia fra l'Efsa (autorità Ue di sicurezza alimentare), con sede a Parma, che ha dato il suo via libera “tecnico”, e le due autorità sanitarie, europea e mondiale, l'Emea (agenzia Ue del farmaco) e l'Oms. La controversia riguardava la presenza, nell'Ogm, di un gene “marker” che conferisce resistenza a un antibiotico importante per la salute umana. La Commissione Europea ha dato il suo via libera nonostante il fatto che la direttiva Ue 2001/18, relativa al rilascio deliberato di Ogm nell'ambiente, proibisca espressamente l'autorizzazione per gli Ogm contenenti geni di resistenza ad antibiotici importanti per la salute umana.
L’interesse delle multinazionali alla patata deriva dal fatto che con circa 322 miliardi di chili prodotti all’anno, la patata si colloca al quarto posto a livello mondiale tra gli alimenti agricoli maggiormente coltivati nel mondo dopo mais, riso e frumento.

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