Per salvare l’agricoltura europea e la sicurezza alimentare di 400 milioni di cittadini occorre mandare via i tecnocrati che condizionano un’Unione Europea sempre più lontana dai cittadini e pericolosamente vicina alla sua implosione. È il messaggio scandito dalle migliaia di agricoltori di Coldiretti scesi pacificamente in piazza a Bruxelles al grido di “Non è questa l’Europa che vogliamo”, per denunciare la deriva autocratica imposta da Von der Leyen, che vuole togliere risorse alle imprese agricole e al cibo sano per finanziare i carri armati, minando così anche la salute dei cittadini consumatori. Un piano che appare come un attacco alle fondamenta della sovranità alimentare dell’intero continente, in un momento in cui tutte le altre potenze investono sempre di più nell’agricoltura, ritenuta da tutti – tranne che dall’Europa – una risorsa strategica.
Per l’Italia si tratta di un taglio netto di 9 miliardi, che salgono a 90 se si considera l’intera Ue. Una decisione irresponsabile di Von der Leyen che provocherà il tracollo della produzione agroalimentare europea, favorendo un boom di importazioni da Paesi come quelli del Mercosur, privi degli stessi standard su utilizzo di pesticidi, protezione ambientale e diritti dei lavoratori.
Assieme al Presidente e al segretario generale di Coldiretti, Ettore Prandini e Vincenzo Gesmundo, Giovedì 18 dicembre erano presenti agricoltori e agricoltrici provenienti da tutta Italia, compresi molti giovani che saranno le prime vittime della riduzione del 25% dei fondi della Politica agricola comune e della sua diluizione in un fondo unico. Presente anche una delegazione di 250 soci dall’Emilia-Romagna guidati dal presidente regionale, Luca Cotti e dal direttore Marco Allaria Olivieri, tra cui molti giovani agricoltori della provincia di Parma, assieme al direttore Marco Orsi.
“Coldiretti Parma, con i suoi giovani, ha partecipato con convinzione alla mobilitazione di Bruxelles, per difendere il futuro dell’agricoltura e della produzione alimentare -comunica Orsi-. Dobbiamo dire NO all’attuale impostazione dell’accordo di libero scambio con il Mercosur, che non garantisce il principio fondamentale della reciprocità. Non possiamo accettare l’ingresso nel mercato europeo di prodotti realizzati con metodi e sostanze vietati da anni in Italia, a danno degli agricoltori e della sicurezza dei consumatori. Coldiretti – conclude Orsi – non chiede meno Europa, ma un’Europa diversa, capace di tutelare chi produce cibo, di ascoltare i contadini e di difendere la qualità e la sovranità alimentare del continente”.
“Noi siamo europeisti per vocazione, non esiste un altro settore produttivo, in Italia, che abbia avuto più dell’agricoltura e dell’agroalimentare un rapporto così profondo e continuativo con il meccanismo europeo – ha ricordato Luca Cotti – . Ci battiamo contro la deriva autocratica di una Commissione che ha completamente marginalizzato il Parlamento, eletto dai cittadini, e ostracizza corpi intermedi, rappresentanze e sindacati, reputati ancoraggi democratici che ne intralciano il percorso. Serve un’Europa diversa”.
Coldiretti denuncia anche la burocrazia Ue che schiaccia le aziende agricole. L’associazione richiede maggiori risorse per sostenere il reddito agricolo, garantendo cibo buono e distintivo contro l’aumento degli ultra-processati, causa di malattie croniche. Considerato che gli agricoltori sono i custodi dell’ambiente, servono risorse dedicate alle aree interne e montane per conservare il territorio. "Alla luce di questo scenario – conclude Cotti – è necessario che le istituzioni nazionali siano pienamente consapevoli del rischio che si sta delineando. Serve un cambio di rotta immediato: l’agricoltura è un settore strategico per l’Europa e deve essere trattata come tale".



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Pubblicato il calendario venatorio regionale 2023/2024 ed i relativi allegati.